PRESENTATO L'ULTIMO LIBRO DALLA FAMIGLIA LAMBORGHINI
CONCEPT
Il volume narra la storia di Ferruccio Lamborghini attraverso la raccolta di testimonianze, interviste a collaboratori ed amici, documentazioni originali dell’epoca, accuratamente raccolti e filtrati dai ricordi personali del figlio Tonino.
Rispetto ai volumi precedentemente pubblicati dall’autore, sono stati aggiunti box informativi redatti dal giornalista Daniele Buzzonetti, che raccontano aneddoti su alcune vicende della storia di Ferruccio Lamborghini o approfondiscono tecnicamente i gioielli da lui prodotti.
A donare completezza e poliedricità all’opera, oltre alle memorie di famiglia, sono citati articoli tratti di giornali dell’epoca e brani tratti da libri storici sul tessuto socio-economico locale.
Il libro è corredato da moltissime foto tratte dall’album di famiglia di Tonino Lamborghini, sia in bianco e nero che a colori, gran parte delle quali sono inedite.
CONTENUTI
“Ferruccio Lamborghini. La storia Ufficiale” è la biografia ufficiale del fondatore del Gruppo Lamborghini scritta dal figlio Tonino Lamborghini, dopo i precedenti volumi pubblicati “Onora il Padre e la Madre” e “Diventerò Lamborghini” edito in due edizioni.
L’opera racconta la vita e le vicende di Ferruccio, figlio di proprietari terrieri emiliani che con il suo straordinario ingegno ha creato un mito italiano ancora oggi famoso in tutto il mondo.
Il volume ricostruisce oltre 60 anni di attività, celebrando la voglia di sfida e la passione di un grande imprenditore capace di aggiudicarsi un posto in pole position nella storia delle automobili e non solo.
Dall’esperienza militare sul fronte greco durante la seconda guerra mondiale alla prima azienda Trattori Lamborghini, passando per tutte le altre aziende del Gruppo, la Calor e la Oleodinamica, fino alla creazione delle mitiche gran turismo, quali le leggendarie 350 e 400 GT, Miura, Islero, Espada, Jarama, Urraco, Countach. Creazioni oggi racchiuse insieme ad altri ricordi personali e prodotti aziendali nello splendido nuovo Museo Ferruccio Lamborghini a Funo di Argelato, voluto dal figlio Tonino per onorare la storia del padre e della sua famiglia.
Il libro non è però solo una pagina familiare: accanto a ricordi personali, aneddoti e curiosità sulla vita di Ferruccio, il libro offre un tuffo nella Storia Italiana. Attraverso le vicende di un self made man nato in un piccolo paesino di provincia tra Ferrara e Bologna si assiste al passaggio chiave dall’Italia agricola alla nuova Italia industriale nata dalle ceneri del dopoguerra.
Ferruccio, “un creatore nato” o meglio “un trasformatore illuminato” (come l’ha definito lo scrittore Stanislao Nievo nella sua introduzione) rimane un esempio per tutti di quella passione e di quella forza tipicamente italiana che riesce a diventare eccellenza riconosciuta in tutto il mondo.
SCHEDA TECNICA
Anno di pubblicazione: 2014
Testo in: Italiano
Tipo di copertina: cartonata brossura cucita
Pagine: 284
Formato: cm. 29,7x21
Foto: 390 COL e B/N
Prezzo: € 30
Indice
6 Prefazione di Stanislao Nievo
8 Prefazione di Daniele Buzzonetti
10 Prefazione di Anna Spadafora
12 Introduzione
Le Origini
14 La Giovinezza
22 La Guerra
Un trattore per tutti
32 Un trattore da qui a qui
54 L’età dell’oro
82 Mister Lamborghini! Mister Lamborghini!
96 Cambiamento nell’Italia domestica
102 L’età del piombo
Sotto il segno del Toro
108 Una terra di HP
154 L’auto del 2000
190 Le grandi trasformazioni
Dalla terra alla terra
220 La Fiorita
236 Il nuovo Ferruccio Lamborghini Museo
248 Le celebrità e il Mito
256 Così comunicava Lamborghini
268 Così parlavano di Ferruccio
280 Note
283 Note bibliografiche
INTRODUZIONE DI DANIELE BUZZONETTI
Purtroppo non ho mai conosciuto in modo diretto Ferruccio Lamborghini. Come giornalista ero alle prime armi quando ha interrotto il rapporto con le sue celebri automobili e negli anni successivi il proposito di recarmi in pellegrinaggio sul Lago Trasimeno, per cercare di capire come avesse fatto quell’uomo straordinario a diventare (dal nulla) il prototipo del miracolo italiano degli anni ’60 e ’70, si è sempre infranto contro quel lavoro perennemente urgente che è la chiusura di un giornale settimanale.
Questa conoscenza sempre rinviata rappresenta ancora adesso uno dei più grandi dispiaceri della mia vita professionale. Ancor più perché ero rimasto incuriosito e affascinato dai racconti di due grandi colleghi, Gino Rancati e Athos Evangelisti, che avevano avuto rapporti amichevoli e di reciproca stima con Ferruccio Lamborghini. Talvolta li sollecitavo, cercavo sempre qualche curiosità in più. Ma prima di scovare qualche cosa nella memoria, inevitabilmente li vedevo sorridere, come se si trattasse di un preambolo necessario per inquadrare un personaggio che era sempre fonte di sorprese, e che, qualsiasi cosa avesse fatto, mescolava passione, orgoglio e convinzione a una naturalezza disarmante. A quel punto la storia si mescolava un po’ con la leggenda, dandomi l’impressione che Ferruccio – come d‘altronde molti emiliani – avesse due personalità: appassionato e tenace nel suo lavoro, ma nello stesso tempo incapace di prenderlo troppo sul serio, almeno come atteggiamento mentale. Dava l’impressione – ricordavano i miei interlocutori – che fosse in grado di compiere dei miracoli nel modo più semplice, senza farlo pesare, senza quell’atteggiamento che avrebbe probabilmente caratterizzato un industriale lombardo o piemontese.
Tirava su stabilimenti, inventava nuovi prodotti, insegnava la tecnica ai suoi tecnici, sfidava i più grandi costruttori del mondo con le sue straordinarie automobili, sempre con soddisfazione – ci mancherebbe! – ma anche con una disinvoltura che gli era di sicuro innata. Tutte le vicende che lo hanno visto protagonista
e che sono raccontate in questo volume lo confermano. Solo un uomo dal temperamento così particolare, avrebbe potuto avventurarsi con successo in una infinita serie di iniziative, una diversa dall’altra, come è stato il caso di Ferruccio Lamborghini: elaboratore di automobili dopo la guerra, costruttore di trattori sfruttando i residuati bellici e subito dopo industriale nello stesso settore, costruendo trattori considerati le Rolls-Royce dell’agricoltura, imprenditore del campo dei bruciatori e dei condizionatori d’aria, costruttore di celebri granturismo, pioniere nel settore degli elicotteri, fondatore di una fabbrica di pompe oleodinamiche e infine coltivatore e creatore di un’impresa vinicola! E non è che avesse costituito un “gruppo economico”, delegando le responsabilità, come si usa nei tempi attuali. È sempre stato appoggiato da dirigenti capaci (che selezionava personalmente come d’altronde quasi tutti i propri dipendenti), ma si occupava comunque di ogni settore, era impossibile tenerlo inchiodato dietro una scrivania. Mille episodi confermano che avesse un carattere entusiastico, aperto alle curiosità e alle novità.
Viene ancora oggi ricordato soprattutto per la famosa fabbrica di automobili, inaugurata il 26 ottobre 1963, quella che gli ha dato la celebrità a livello popolare. Una conseguenza inevitabile e comprensibile, anche se tutte le sue attività dovrebbero essere ricordate allo stesso modo, perché di imprenditori di successo ce ne sono stati e ce ne saranno altri, ma sono invece rari quelli che riescono a sommare le più svariate attività con sorprendente semplicità.
Questa innata disinvoltura gli permetteva perfino di essere un mago del marketing quando da noi il termine non era nemmeno conosciuto. Al grande esame dell’automobile molti non lo hanno preso sul serio, credendolo troppo inesperto per quel mondo dominato da colossi. La prima Lamborghini, la 350 GTV, aveva
in effetti una linea un po’ troppo avveniristica per essere posta in vendita, ma quel mezzo passo falso fu esagerato dalla critica, confermando che solo una minoranza lo aveva capito. Venne sottolineato che al Salone di Torino (il primo della sua carriera di Costruttore di automobili) gli avevano rifilato un buio corridoio dove la 350 GTV si notava appena. Ma non era vero: la Lamborghini aveva uno spazio identico a quello della confinante BMW ed era stato scelto in posizione assolutamente strategica, all’ingresso del Salone. Ovvio quindi che chiunque avrebbe notato quel nuovo marchio che si affacciava sul mercato. Inutile aggiungere che la scelta deve essere certamente attribuita allo stesso costruttore.
Pochi invece evidenziarono che l’industriale dei trattori stava dando uno scossone all’esclusivo mondo delle supercar, dove nessuno aveva mai presentato un’auto con caratteristiche così esclusive: motore a 12 cilindri a V con quattro alberi a cammes in testa e lubrificazione a carter secco, cambio ZF a 5 rapporti, differenziale autobloccante Salisbury e telaio a traliccio con ruote indipendenti e barra stabilizzatrice anche posteriormente. Lamborghini ha avuto il grande merito di dare un impulso tecnico al settore, dove la concorrenza proponeva le novità con notevole parsimonia, perché il mercato tirava benissimo e non ce ne era bisogno. È stato il nuovo marchio del Toro a vivacizzare la strategia delle altre Case, propense nel passato a puntare più sullo stile della carrozzeria che su una continua e profonda evoluzione tecnica. Non a caso, nel decennio successivo alla fondazione della Lamborghini Automobili, sono state sviluppate alcune ottime granturismo, anche straniere.
Questo periodo aureo è durato fino a quando quel vero terrorismo psicologico rappresentato dalle leggi speciali del 1974, conseguenti alla cosiddetta Guerra del petrolio (aumento del prezzo del carburante del 300% in tre anni, limite di velocità a 110 km/h, divieto di utilizzare l’auto la domenica e altro ancora), non portò guai enormi a tutto il settore delle automobili di prestigio.
Una vera rovina che non risparmiò nemmeno la Lamborghini. Comprensibile l’avvilimento di Ferruccio che era vicino ai 60 anni e che da lì a poco non avrebbe nemmeno potuto mettersi al volante delle sue automobili, perché una delle più cervellotiche leggi dell’austerity impediva agli over 65 la guida di vetture
con velocità superiore a 180 km/h!
Eppure Ferruccio Lamborghini non si arrese. Nel caso di altre sue aziende, aveva tenuto conto soprattutto del futuro dei dipendenti, mentre con le automobili avrebbe voluto continuare, e solo una serie di circostanze, esaminate nelle pagine di questo volume, glielo ha impedito. Perché evidentemente quest’uomo, che era stimolato da continue curiosità e da nuovi campi da esplorare, aveva una passione principale, ed era proprio l’automobile. Era un mondo che aveva affrontato con estrema serietà (i due giovani ingegneri che hanno progettato le prime Lamborghini, Gian Paolo Dallara e Paolo Stanzani, sono diventati celebri), ma senza staccarsi da quella vena di innata e spiritosa ironia che lo caratterizzava.
Significativo il caso che lo avrebbe portato alla decisione: il famoso presunto scontro con Ferrari attorno ai guai delle berlinette di Maranello che aveva acquistato. Un episodio riportato all’infinito e che probabilmente non c’è mai stato in quei termini, d’altronde smentito dallo stesso Ferrari in una lettera pubblicata su un giornale specializzato negli Anni ’80. Era vero invece che Lamborghini aveva ricevuto una spinta alla sua passione di costruttore d’automobili quando si era accorto che le frizioni delle sue Ferrari non reggevano alle sollecitazioni del motore e costavano, all’origine, molto meno del ricambio ufficiale. Però la storia dello scontro con l’uomo di Maranello lo divertiva ed era anche uno spunto pubblicitario semplice ma efficace. Tanto che qualche volta lui stesso faceva capire che la leggenda avrebbe anche potuto non essere tale.
Scherzava? Chi lo sa, tanto lui la parte seria la utilizzava per produrre macchine “avveniristiche” come la Miura, un modello che gli permettevano di farsi perdonare qualsiasi divagazione.
Peccato non averlo conosciuto!
Daniele Buzzonetti
(giornalista e autore di libri)
MUSEO FERRUCCIO LAMBORGHINI
c/o Tonino Lamborghini Forum
via Galliera 319 – 40050 Funo di Argelato (BO) – 051862628
www.museolamborghini.com
per visite: reservation@museolamborghini.com
per informazioni: info@museolamborghini.com
per richieste stampa: press@museolamborghini.com
Museo
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