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18 December 2009

Ferrari Classiche presenta il restauro completo della Monoposto Corsa Indianapolis

Maranello, 18 dicembre 2009
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Ferrari Classiche, l’ente della fabbrica di Maranello che ha il compito di fornire ai possessori di vetture storiche del Cavallino Rampante il servizio di manutenzione, i ricambi e il Certificato di autenticità, ha recentemente completato il restauro della Monoposto Corsa Indianapolis (telaio 0388), esemplare unico fabbricato nel 1953.

La specificità del progetto è data da diversi elementi, quali in particolare le attività di restauro realizzate e le ricerche storiche condotte dai tecnici del reparto Ferrari Classiche che grazie ai documenti presenti nel proprio archivio hanno potuto dimostrare che la Monoposto Corsa Indianapolis – denominazione così come appare nel Certificato di origine – venne sviluppata come prototipo in preparazione alla 500 Miglia di Indianapolis del 1953. A questa gara alla fine non partecipò, disputando però diverse altre competizioni nel corso degli anni ’50.



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Di seguito una analisi completa riferita a storia, ricerche e attività di restauro della Monoposto Corsa Indianapolis telaio 0388.

STORIA DELLA VETTURA

Il progetto della Monoposto Corsa Indianapolis nasce nel 1953 con l’idea di partecipare alla 500 Miglia di Indianapolis, tentativo poi fallito probabilmente a causa delle molteplici attività in cantiere presso la Gestione Sportiva e le competizioni annesse. Il 21 gennaio 1954 la vettura viene venduta a Luigi Chinetti, l’allora importatore Ferrari in Nord America, e il mese successivo esposta al New York Motor Sports Show. Il Daytona Speed Week GP, nel febbraio del 1955, è la sua prima competizione ufficiale, pilotata da Bob Said. Il 1956 è certamente l’anno in cui la Monoposto Corsa Indianapolis viene maggiormente utilizzata: in maggio è Giuseppe Farina a portarla in pista ad Indianapolis per un test, prima di un doppio impegno con Carroll Shelby al SCCA Mount Washington hillclimb il 15 luglio e al SCCA Golden Jubilee hillclimb Indianapolis il 22 luglio. Nel 1958 la vettura rientra in fabbrica per essere modificata in vista della gara Monza/Indianapolis, con Harry Schell al volante. Successivamente alla competizione l’auto rientra nuovamente a Maranello per riparazioni e ulteriori cambiamenti, quali ad esempio la nuova carrozzeria in stile Formula 1 del 1960 installata dalla Carrozzeria Fantuzzi. Quest’anno Cliff Allison la porta in prova sul circuito di Modena. In seguito la Monoposto Corsa Indianapolis conclude la sua attività agonistica subendo diversi passaggi di proprietà.

RICERCHE STORICHE

Le ricerche storiche di un progetto così particolare hanno inizio con l’identificazione del foglio di montaggio 250/I (Indianapolis). Il telaio risulta essere “stralicciato” (vale a dire che non esiste un disegno regolare) dalla Gilco, il fornitore di telai dell’epoca.
E’ evidentemente importante sottolineare l’esistenza della distinta base specifica, datata marzo 1953 e denominata "250 Indianapolis", con componenti progettati specificamente ed identificati "250" quali frizione, sospensioni, mozzi, impianto frenante, serbatoi carburante, serbatoio e radiatore olio (la vettura presenta inoltre la particolarità dell'installazione di un doppio ammortizzatore Houdaille al posto del singolo standard).
In tale contesto risulta di assoluta rilevanza la progettazione nel febbraio del 1953 del propulsore tipo "250 I" con alesaggio e corsa medesimo (68 mm) per una cilindrata totale di 2963,45 cm3. Il propulsore era equipaggiato inizialmente con un solo compressore monostadio, poi con due e due carburatori Weber (a tal fine erano stati sperimentati tipi diversi: n.2 Weber 40 IF4C, 46 DCF e 42 DCF).
Tale progetto non subì lo sviluppo nei tempi programmati (con la conseguente rinuncia ad Indianapolis) e venne infatti testato al banco a fine settembre 1953. A titolo di confronto pochi giorni prima – rispetto all’altro test - venne testato un propulsore 375 che risultò poi quello installato all'atto della consegna della vettura a Chinetti.

ATTIVITA’ DI RESTAURO

La realizzazione del restauro di una vettura così particolare ha seguito la metodologia classica dei restauri effettuati in fabbrica da Ferrari Classiche, intervenendo su tutte le principali aree della monoposto, vale a dire telaio, motore, sospensioni, carrozzeria e interni.
Innanzitutto si è proceduto allo smontaggio degli organi meccanici ed alla loro verifica, per analizzare la corrispondenza con il disegno originale e lo stato deterioramento, al fine di produrre un report sulla possibilità o meno di utilizzo.
La corrispondenza al disegno originale e alle eventuali modifiche apportate dalla fabbrica nel tempo si è basata sull’analisi del foglio di montaggio e della distinta base (cioè l’insieme di tutte le componenti, suddivise per gruppi, necessarie al completamento del veicolo). Si è successivamente proceduto alla verifica dei componenti installati e la corrispondenza con il disegno originale, oltre alla verifica dei trattamenti degli stessi componenti (per esempio gli organi sospensioni), tali da riporatareli alle specifiche iniziali.
Nello specifico per gli allestimenti meccanici si è proceduto alle verifiche sopramenzionate per tutte i componenti di motore, cambio, differenziale, sospensioni, freni e organi di trasmissione, nonché gli impianti di alimentazione, accensione, lubrificazione, raffreddamento e scarico.

FERRARI CLASSICHE

Ferrari Classiche, oltre a fornire i ricambi ed i servizi di restauro e manutenzione attraverso una importante attività di ricerca basata sui disegni originali contenuti nell’archivio tecnico-storico dell’Azienda, ha anche il compito di rilasciare il Certificato di autenticità. Questo è dedicato alle Ferrari stradali che hanno superato i vent’anni dalla produzione ed a tutte le vetture in serie limitata e da competizione (come la Monoposto Corsa Indianapolis), Formula 1 incluse, indipendentemente dal loro anno di costruzione. Organo dell’Azienda preposto alle valutazioni sui vari casi presentati è il CO.CER (Comitato di Certificazione), presieduto dall’ing. Piero Ferrari. Il documento di certificazione attesta ufficialmente l’autenticità della vettura col vantaggio di diventare garanzia qualificante in caso di vendita della vettura stessa. Introdotto nel 2009, l’Attestato per vetture di interesse storico è ora disponibile per le Ferrari che, pur non rispondendo ai criteri fissati da Ferrari nell’ambito della "Procedura di Certificazione Ferrari", in ragione della loro storia sportiva e/o della partecipazione a rilevanti eventi internazionali, presentano un interesse storico.

Il reparto Ferrari Classiche, la cui officina è stata inaugurata nella sua sede presso la parte originaria della fabbrica nell’estate del 2006, rappresenta oggi una realtà consolidata nella tutela di un patrimonio unico. A dimostrarlo sono i circa 1200 certificati di autenticità già rilasciati e le oltre 30 vetture ad oggi completamente restaurate presso la sua officina.

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