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06 October 2010

Le sfide logistiche di una gara extraeuropea

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La stagione di Formula 1 2010 sta raggiungendo il culmine, con solamente quattro gare alla fine. Non è soltanto il fatto che ci sia una grande incertezza nella lotta al vertice che rende questa fase molto tesa, nel momento in cui le squadre stanno per affrontare il Gran Premio del Giappone.

Nello stesso modo in cui un pilota che sbaglia la traiettoria nelle famose Esse del tracciato di Suzuka viene penalizzato per diverse curve successive, una squadra che non fosse preparata al meglio per questo fine settimana potrebbe risentirne anche nelle gare successive. Tutte e quattro si disputano lontano dall’Europa e rappresentano sfide diverse da quelle poste dalle gare europee.


Già dopo il fine settimana di Singapore le macchine non sono ritornate a Maranello per il consueto “reset” post gara. Bisognerà quindi cercare di seguire strettamente il programma già predefinito in termini di gestione dei ricambi e dell’equipaggiamento necessario. Qualche componente dovrà inevitabilmente essere rispedita a casa, o per essere riparata o per essere aggiornata: diventa quindi importante la valutazione che sarà data sulla possibilità per la squadra di effettuare o meno in pista certe operazioni. E’ una procedura piuttosto complicata: ci vogliono buone capacità gestionali e bisogna seguire attentamente ogni situazione. “Il compito principale, che viene svolto la domenica sera dopo la gara, è quello di smontare la vettura e fare un primo controllo di ogni componente” – ci spiega Diego Ioverno, responsabile delle Operazioni di Pista per la Scuderia Ferrari Marlboro – “Lo facciamo anche in Europa ma questa fase è molto più critica quando siamo nei Gran Premi extraeuropei. E’ un momento molto importante perché può accadere che certi problemi non siano stati evidenziati dalla telemetria durante la gara.” Una volta che viene compiuta questa ispezione preliminare, si decide quali parti devono essere rimandate a Maranello. Tutto il resto, inclusi i telai, viene impacchettato e spedito verso il circuito successivo, dove si svolge il lavoro di riassemblaggio delle vetture, talvolta usando componenti che, nel frattempo, vengono inviate in loco dalla fabbrica. Questo avviene soprattutto in una stagione come questa, dove la Scuderia e altre squadre sono in lotta per il titolo e cercano quindi di sviluppare fino all’ultimo le macchine.

Una gara fuori dall’Europa non pone problemi solamente per quanto concerne la revisione delle monoposto ma anche per quanto concerne l’allestimento dei garage. “Non abbiamo i camion che, in Europa, servono anche da laboratorio e da magazzino” – continua Ioverno – “Quindi dobbiamo trovare lo spazio dove custodire i pezzi di ricambio e, eventualmente, effettuare delle lavorazioni. Inoltre, si devono trovare le aree dove gli ingegneri e i piloti possano tenere le loro riunioni.”

Nei circuiti dove si è già corso questo compito è più semplice in quanto il personale della logistica già sa cosa aspettarsi: gli organizzatori inviano solitamente una piantina in scala delle aree disponibili così il lavoro può venire pianificato in anticipo prima della partenza. Se a tutti mancano camion e motorhome, questo weekend di Suzuka non pone particolari problemi in termini di spazio, sia nella pit-lane che nelle aree dei garage. L’unica anomalia è che il rettilineo è in leggera discesa, nel senso di marcia delle vetture.

Poco meno di un mese fa a Monza grande merito della vittoria di Fernando Alonso fu dato alla prestazione dei ragazzi della Scuderia al pit-stop mentre due settimane dopo a Singapore la stessa operazione non ha avuto gli onori della copertina del Gran Premio, anche se il risultato è stato identico. “Eppure credo che la nostra squadra sia stata persino migliore a Singapore” – riconosce Ioverno – “A Monza eravamo in seconda posizione e siamo riusciti a passare al comando grazie al pit-stop di Fernando ma a Singapore era lui a condurre la gara quindi i ragazzi hanno dovuto gestire la stessa situazione con ancora maggiore pressione, considerato che avrebbero potuto far perdere la gara al nostro pilota. In termini cronometrici, la sosta è stata di appena due decimi più lunga ma abbastanza rapida da consentire alla nostra macchina di restare davanti alla Red Bull. Non dobbiamo dimenticare che anche Felipe ha fatto un buon pit-stop, anche se non come quello di Fernando. Peraltro, va detto che, per ragioni strategiche, abbiamo richiamato Felipe già al primo giro, il che è più complicate in quanto la maggior parte dei ragazzi era in griglia quindi ha dovuto affrettarsi per prendere posizione per il pit-stop. E’ stato sostanzialmente uguale a quanto abbiamo fatto a Monte Carlo, forse un po’ più facile perché a Singapore la pista è più lunga quindi c’è stato un po’ più di tempo a disposizione.”

Il tracciato di Suzuka è molto diverso dagli ultimi due, soprattutto perché ci sono diverse curve veloci. In teoria, ciò significa che non è una pista particolarmente favorevole alla F10, anche se le ultime gare hanno dimostrato che la vettura è decisamente versatile e si adatta a buona parte dei tracciati. Inoltre, ci saranno ancora alcuni piccoli aggiornamenti aerodinamici che dovrebbero aumentarne la competitività. Non c’è invece bisogno di sviluppo dal lato umano: piloti, tecnici, meccanici sono assolutamente determinati a dare il massimo e oltre nel tentativo di fare il tris e di ridurre il distacco nei due campionati.

In passato, spesso il Gran Premio del Giappone era l’ultima o la penultima gara della stagione e, in otto occasioni, è stata la sede in cui si è assegnato il titolo iridato Piloti. Il circuito di Suzuka ha ospitato questo evento ventuno volte, con quello del Monte Fuji che ha avuto le rimanenti quattro. Le statistiche della Ferrari in Giappone sono eccellenti: sette vittorie su venticinque edizioni disputate. Ben sei sono arrivate grazie a Michael Schumacher, mentre la settima, prima in ordine cronologico, fu conquistata da Gerhard Berger nella prima edizione disputata a Suzuka, nel 1987. Per quanto riguarda i piloti attuali, Felipe non corre qui dal 2006, anno del suo debutto in Ferrari, quando ottenne la pole position e terminò al secondo posto: se quello fu un buon risultato dal punto di vista personale non fu altrettanto per la squadra in quanto un certo Fernando Alonso si aggiudicò una gara decisiva per la conquisa del titolo Piloti. Due anni dopo, lo stesso Fernando si impose in questo evento, ma sul circuito del Fuji.

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