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16 November 2010

Un'occhiata ai numeri

Maranello, 16 novembre


Alla fine di una stagione arriva il tempo dei bilanci e dell'analisi dei risultati. Se non ci sono dubbi sul fatto che il 2010 abbia rappresentato un significativo passo avanti per la Scuderia Ferrari Marlboro (da una a cinque vittorie, da 6 a 15 podi, da 20 a 32 piazzamenti a punti) è interessante prendere in esame l'ultimo triennio, quello coinciso con l'assunzione del ruolo di Team Principal da parte di Stefano Domenicali.

Su 54 Gran Premi disputati quaranta volte una monoposto di Maranello si è piazzata sul podio: 14 volte sul gradino più alto, 9 sul secondo e 17 sul terzo. Nessuno ha fatto meglio: la Red Bull è a quota 37 (con una vittoria in più, va detto), la McLaren a 34 (con un successo in meno). Agli altri team sono rimaste le briciole, con la sola eccezione della camaleontica Brawn - prima Honda e poi Mercedes ma, nei fatti, la stessa squadra - del 2009, capace di raccogliere 15 podi nel suo anno migliore, salvo sparire prima e dopo quella miracolosa stagione. La Renault non vince una gara dal 2008 e ha visto un suo pilota piazzarsi fra i primi tre soltanto otto volte. La BMW, prima di sparire, ha vinto un solo Gran Premio ed è salita sul podio 12 volte mentre la Toyota, anch'essa scomparsa, ha racimolato appena sette piazzamenti.


All'attivo di Domenicali ci sono la gioia per il titolo iridato Costruttori del 2008 e l'amarezza per due titoli Piloti, quello di Felipe nello stesso anno e di Fernando due giorni fa, sfuggiti all'ultimo respiro. In realtà, si dovrebbe considerare parte della gestione dell'attuale Team Principal anche il 2007, anno in cui Jean Todt rivestiva ad interim la carica di capo della Gestione Sportiva, affidata nella sua parte operativa proprio a Stefano, allora Direttore Sportivo. Guardando i fatti sotto questa luce si vedrebbe che l'attuale gruppo dirigente, quello successivo alla partenza della triade Todt-Schumacher-Brawn, formato dallo stesso Domenicali e dai vari Costa, Tombazis, Dyer e altri ancora è stata capace di vincere tre titoli sugli otto in palio, avendo solamente un anno negativo, il 2009, in circostanze che sono note a tutti.

Si dirà che il capo di una squadra va misurato in base ai successi ma non si può né si deve dimenticare che, in un momento in cui la Formula 1 sta attraversando una fase di cambiamento epocale - dal punto di vista tecnico, sportivo ed economico - rimanere al vertice è già un'impresa. Per apprezzarlo in maniera più compiuta vale la pena fare un confronto con un altro triennio, molto simile, soprattutto nell'ultimo anno, quando cominciò il lungo capitolo della storia di Michael Schumacher alla Ferrari, all'attuale, vale a dire l'inizio dell'era Todt. Escludendo la seconda parte del 1993 - il francese si insediò il 1° luglio, in coincidenza con l'inizio del weekend del Gran Premio di Francia a Magny-Cours - in quei tre anni la Scuderia riuscì a mettere insieme questo bilancio: cinque vittorie, dodici secondi e quattordici terzi posti, accompagnati da altri diciotto piazzamenti fra i primi dieci, sette pole position e cinque giri più veloci in gara. Ebbene, il bilancio del triennio che si è concluso ad Abu Dhabi recita così: quattordici Gran Premi vinti, nove secondi e diciassette terzi posti, 38 piazzamenti fra i primi dieci, oltre a dieci pole e diciannove giri veloci.

Le cifre sono chiare ma ancora di più forse è il caso di ricordare che fu solo nel 1997, dopo quattro anni e mezzo, che una Ferrari tornò a giocarsi il titolo iridato all'ultima gara. Anche allora il traguardo sfuggì proprio all'ultimo e anche allora ci fu un'ondata emotiva che pretendeva la cacciata di chi era al timone della barca. E sappiamo com'è andata a finire poi la storia.

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