Domenicali fra passato e futuro
Ore importanti quelle che stanno scorrendo oggi a Maranello. Ieri sera Felipe Massa ha twittato il suo addio alla Scuderia al termine di una storia lunga dodici anni, oggi a pranzo è stato ufficializzato il ritorno di un pilota, Kimi Raikkonen, che in Rosso ha scritto pagine indimenticabili nella storia della squadra più vincente della Formula 1.
Abbiamo chiesto a Stefano Domenicali di spiegare in esclusiva per www.ferrari.com le ragioni di questa scelta.
“Quando si cambia lo si fa sempre per cercare di migliorarsi ed è questo l’obiettivo che vogliamo raggiungere riportando a Maranello un pilota di grande esperienza, talento e determinazione come Kimi. Abbiamo iniziato da un paio d’anni un intenso programma di rinnovamento ad ogni livello – strutture, organizzazione, metodo di lavoro – e adesso abbiamo messo a posto un altro tassello, fondamentale, nel mosaico della Ferrari del futuro. Per la prima volta avremo una coppia di piloti formata da due campioni del mondo, già di per sé un segnale significativo, che sappiano puntare sempre alla vittoria e possano aiutarsi togliendo punti pesanti ai rivali diretti. Detto questo, sappiamo bene che, senza una vettura competitiva, nemmeno Superman può vincere: la nostra priorità quotidiana è sempre la stessa, mettere a disposizione dei nostri piloti una monoposto in grado di lottare sempre per il primato”.
C’è chi dice che quello formato da Alonso e Raikkonen sia un Dream Team e chi, al contrario, afferma che due galli nello stesso pollaio non possono convivere. Cambierà qualcosa nella gestione della squadra e nel rapporto con il pilota spagnolo?
“Non cambia assolutamente nulla nella gestione della squadra. Da che mondo è mondo i nostri piloti partono alla pari: è sempre stato così e sempre lo sarà. Poi, se durante la stagione si creano le condizioni perché un pilota aiuti l’altro in base alla classifica, è logico e giusto che ciò accada. E’ stato così in passato e lo sarà anche in futuro, come hanno dimostrato tutti i piloti che hanno guidato una Rossa. Lo era ai tempi di Fangio e Collins ed è stato così in tempi più recenti, come ad esempio fra Salo e Irvine, col finlandese che rinunciò all’unica possibile vittoria della sua carriera per aiutare il compagno di squadra, con lo stesso Raikkonen che fu aiutato da Felipe e poi ricambiò la cortesia, e proprio con Felipe e lo stesso Fernando. Quanto al Dream Team, non sono abituato a sognare ad occhi aperti, non fa parte del mio carattere. Dico soltanto che Fernando e Kimi insieme rappresentano il meglio che si possa avere oggi in Formula 1, in termini di talento, esperienza, competitività e capacità di indirizzare lo sviluppo della vettura. Quanto alla domanda avicola mi fa venire in mente quei tifosi di calcio che hanno paura della squadra avversaria perché ha tanti attaccanti forti e allora sperano che si litighino il pallone…. Si metta il cuore in pace chi spera in queste cose e chi crede che la scelta di Kimi sia stata fatta in funzione anti Alonso: alla Ferrari sanno tutti che viene sempre prima l’interesse della squadra e poi quello dei singoli. Fernando è un patrimonio fondamentale di questa squadra e lo sarà ancora a lungo: sono sicuro che lui è il primo ad essere felice di una scelta fatta nell’ottica di rafforzare il gruppo perché è talmente intelligente per non sapere che una squadra più forte può essere soltanto un vantaggio”.
Altri luoghi comuni a proposito di Kimi riguardano le sue capacità di relazione in un mondo come quello della Formula 1 in cui la comunicazione è sempre più importante e le sue doti di indirizzo degli sviluppi tecnici di una vettura.
“Ci sono dei cliché duri a morire! Abbiamo lavorato tre anni insieme a Kimi fra il 2007 e il 2009 e non abbiamo mai avuto un problema: certo, ognuno ha il suo modo di essere e non si può pretendere che un finlandese si metta a raccontare barzellette in italiano o faccia il saltimbanco! Onestamente penso che la combinazione fra una capacità espressiva latina e passionale come quella di Fernando e uno stile cool, come va di moda dire, che tanto sembra piacere anche ai più giovani come quello di Kimi sia molto forte e su questo sono d’accordo anche i nostri partner. Quanto al discorso più tecnico, non soltanto sappiamo bene il valore del contributo che ci può dare Kimi in un momento così importante come questo, con un quadro tecnico che cambia in maniera così rilevante, ma abbiamo anche avuto informazioni di prima mano da James Allison su quanto sia cresciuto anche su questo fronte il pilota finlandese negli ultimi due anni”.
Si chiude un’era lunga dodici anni, quella di Felipe in Ferrari. Puoi raccontarci com’è andato il rapporto con lui in questi ultimi mesi?
“All’inizio dell’estate c’eravamo incontrati per fare il punto e gli avevo ribadito che il suo rinnovo era una delle opzioni sul tavolo, forse anche la più concreta. Poi c’è stata una serie di gare difficili, per lui e per la squadra, e alla fine ci siamo resi conto che la scelta migliore, per entrambi, era cambiare. Credo che anche per Felipe sia giunto il momento di guardare fuori da quella che è stata la sua casa per dodici anni e che, in un certo senso, lo resterà sempre. Vedete, ho visto Felipe arrivare a Maranello che era ancora un ragazzino e lo vedrò andar via da uomo maturo. Insieme abbiamo vissuto dei momenti belli ed altri drammatici che hanno reso il rapporto personale fra noi speciale. Ovvio che il rammarico più grande è quello di non averlo visto diventare campione del mondo nel 2008: quel giorno ma anche quell’anno accaddero episodi incredibili che giocarono contro di lui. La lezione di dignità sportiva che seppe dare al mondo quel giorno sul podio di Interlagos ma anche la maturità con cui mi ha parlato ieri sera rimarranno sempre nel mio personale album dei ricordi. Sono orgoglioso di averlo avuto nella nostra squadra per tanti anni e sono sicuro che saprà togliersi delle belle soddisfazioni anche lontano da Maranello”.
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