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07 June 2006

GP di Gran Bretagna - Un circuito che esalta le caratteristiche della 248 F1

Silverstone, 7 giugno 2006

Per Rob Smedley, il Gran Premio d'Inghilterra non è solo l'ottavo appuntamento della stagione ma è anche l'opportunità per fare un breve ma gradito ritorno a casa, dato che l'ingegnere di pista di Felipe Massa fa parte di quel ristretto gruppo di anglosassoni che lavorano per la Scuderia Ferrari Marlboro.

L'esperienza di Smedley a Maranello è iniziata circa tre anni fa, al termine della stagione 2003, mentre il suo primo vero lavoro nel mondo delle corse è stato quello di ingegnere delle sospensioni per un team Peugeot che correva nel campionato Turismo britannico. Dopo questa breve esperienza è stata la volta del team Williams Touring Car in Formula 3000, dal quale è poi approdato nel defunto team Jordan per muovere i primi passi in Formula 1 come "data engineer", un ruolo che richiede una visione completa di tutti i dati della telemetria, al fine di supportare al meglio il lavoro dell'ingegnere di pista che a sua volta è responsabile di una delle due vetture del team e ha vitale bisogno di comprendere al meglio tutto ciò che avviene sulle monoposto.


"Quando io ero un data engineer, questo tipo di lavoro era ancora agli albori" prosegue Smedley. "E' stata sicuramente un'esperienza divertente perchè nel 2000 e nel 2001 eravamo ancora in quella che può essere definita una fase iniziale nel processo di acquisizione dei dati. Adesso siamo sicuramente ad un livello molto più elevato ma in quei giorni facevamo tutto da noi, dal design del differenziale, per esempio, alla sua gestione elettronica".

Originario di Manchester, nel nord ovest dell'Inghilterra, Smedley si è unito alla Scuderia alla fine della stagione 2003. "Sono arrivato con la consapevolezza di poter lavorare nel team migliore", ha dichiarato Smedley. "Ed infatti è stata un'ottima scelta. Ho avuto diverse offerte da altre squadre ma alla fine ho deciso di cogliere questa, in quanto ritenevo fermamente potesse essere la migliore. Inoltre potevo entrare a far parte della squadra test che era esattamente ciò che volevo, dato che questo ti permette di raccogliere molti più dati e, soprattutto, di dedicarci molto più tempo, rispetto a quanto non si faccia durante le gare. Lavorare per la squadra test o andare ai Gran Premi sono due cose molto differenti, nel senso che per esempio durante le gare c'è molto più coinvolgimento, diciamo così, di tipo emotivo. Durante i weekend di gara non hai il tempo di sviluppare la vettura, puoi solo cercare di trovare il miglior compromesso, attraverso una serie di scelte fatte sul momento, al fine di ottenere la miglior prestazione possibile al termine della gara. Come test engineer, devi invece sviluppare costantemente la vettura e per questo sei molto più in contatto con gli ingegneri che l'hanno progettata e costruita. Nonostante siano due aspetti dello stesso lavoro molto distanti tra di loro, posso dire che ho trovato e trovo entrambe molto interessanti. In Formula 1 l'ingegnere di pista è un lavoro davvero particolare, nel senso che è fatto metà di tecnologia e metà di psicologia, sapientemente dosate tra di loro. A differenza di quanto pensano in molti, non è infatti indispensabile essere sempre estremamente tecnici. Nella speranza che vi siano delle solide teorie dietro a ciò che stai facendo, devi essere molto intelligente e abile nel modo di affrontare le situazioni. A volte devi adottare delle scelte che magari non sono le migliori dal punto di vista tecnico ma che ti permettono comunque di raggiungere quello che è il tuo obbiettivo per quel preciso weekend di gara".

Smedley ha lavorato con Massa durante i primi test di quest'inverno ma è diventato il suo ingegnere di pista solo da poche gare. "Il lavoro che faccio è sostanzialmente lo stesso che ho fatto per circa dieci anni, con l'unica differenza che ho più esperienza di Felipe", ha proseguito l'inglese. "E' un giovane veloce e di sicuro talento che però va guidato nella giusta direzione. E' relativamente inesperto dal punto di vista della gestione del weekend e il mio compito è proprio quello di condurlo nel migliore dei modi durante il fine settimana. Il mio lavoro consiste nell'infondergli la maggior calma e fiducia possibile in quello che sta facendo, garantendogli che dal punto di vista tecnico ha tutto il supporto necessario".

Alcuni piloti non solo trasferiscono all'ingegnere quelle che sono le loro sensazioni riguardo al comportamento della vettura in pista, ma suggeriscono anche cosa modificare nel set up di questa, al fine di ottenere il comportamento desiderato. Altri piloti semplicemente trasferiscono come si comporta la vettura e lasciano che siano gli ingegneri a lavorare sulle varie soluzioni ai problemi evidenziati. "Felipe è tra quei piloti che hanno questo secondo tipo di approccio che io, per altro, preferisco in quanto penso sia compito mio e dei ragazzi che lavorano con me il fatto di tradurre le sensazioni di chi guida in chiave tecnica. "Ad essere proprio sinceri con gli strumenti che abbiamo a disposizione possiamo trovare la soluzione molto più rapidamente di quanto non potrebbe fare un pilota. E' la parte fondamentale del nostro lavoro: ovvero quella di tradurre in modifiche da introdurre sulla vettura le sensazioni del pilota. Alla fine può essere davvero brutto vedere che le modifiche da te apportate non permettono al tuo pilota di essere più veloce e a volte può trattarsi anche solo di una questione di feeling con la vettura, al punto che è indispensabile utilizzare tutta la propria esperienza per cercare di trovare le giuste soluzioni a qualsiasi problema si può incontrare nell'arco di un weekend di gara".

Si sa che la relazione tra un pilota ed il suo ingegnere di pista deve praticamente essere telepatica e a questo proposito è evidente che Smedley è entusiasta del suo nuovo ruolo al fianco di Massa. "Felipe impara con calma e se tu sei tranquillo lui sa recepire al meglio le tue indicazioni. Le sue indicazioni sono estremamente buone, specie da quando abbiamo iniziato a darci precisi obbiettivi. Per esempio al Nurburgring la raccomandazione che gli abbiamo fatto è stata quella di raggiungere un maggior livello di performance durante tutto l'arco della gara. A Barcellona abbiamo continuato con la medesima strategia e adesso invece ci stiamo concentrando sul raggiungere la massima performance con gomme nuove. Se procedi a piccoli passi in quest'attività e dall'altra parte hai a disposizione un pilota di talento, i risultati non possono altro che arrivare. Se non è così vuol dire che probabilmente hai qualche cosa".

Per quanto riguarda invece il suo ritorno a casa durante il prossimo weekend Smedley ha confermato che: "si tratta per me della gara di casa nel circuito dove ho imparato il mio lavoro. Adoro questo fine settimana anche perché a Silverstone so di incontrare sempre tanta gente che conosco da quando ho iniziato a frequentare l'ambiente delle corse". Dal punto di vista professionale Smedley ritiene che quello che sta per arrivare possa essere davvero un buon weekend per la Scuderia. "La pista dovrebbe adattarsi particolarmente bene alle caratteristiche della nostra vettura e delle nostre coperture. La 248 F1 lavora molto bene sulle piste in cui è necessaria un'elevata efficienza aerodinamica e Silverstone è sicuramentee una di queste. Così, come ho detto, credo che potremo fare davvero bene. Entrambe i piloti poi conoscono la pista alla perfezione e qui sono estremamente veloci, il che ovviamente rappresenta un aiuto di non poco conto. Silverstone resta una pista veloce e tecnica, al tempo stesso, nonostante le modifiche apportate di recente che però non ne hanno del tutto stravolto gli aspetti più caratteristici, come i curvoni veloci abbinati ad altre parti molto lente e tecniche le quali, come detto, dovrebbero adattarsi particolarmente bene alla nostra vettura".

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