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26 September 2007

Assegnati i premi del concorso “Disegnare lo stile italiano” del Centro Stile di Fiat Group Automobiles


Il 20 settembre 2007 nella nuova sede del Centro Stile di Fiat Group Automobiles (l’Officina 83) si è svolta la serata conclusiva del concorso “Disegnare lo Stile Italiano”. Presentato il 30 novembre 2006, ha visto il coinvolgimento di otto tra le più importanti scuole specializzate in design del mondo: l’Istituto Europeo di Design di Torino, la Facoltà del Design del Politecnico di Milano, il College for Creative Studies di Detroit, la Coventry University of Art and Design, il Tokyo Communications Arts, l’Università di Stato Stroganov di Mosca, il National Institute of Design di Ahmedabad (India) e l’Institute of Design dell’Università di Umea (Svezia).
A far nascere l’iniziativa è stato un team composto oltre che dai designer del Centro Stile, anche dai brand Fiat, Lancia e Alfa Romeo, dalla direzione Prodotto, da Engineering & Design e Human Resources. Sono stati i Chief Executive Officer di Fiat, Lancia e Alfa Romeo Luca De Meo, Olivier François e Antonio Baravalle a definire per ogni brand gli elementi base per la realizzazione dei progetti.
A “Disegnare lo Stile Italiano” hanno partecipato 200 studenti di 12 diverse nazionalità che hanno presentato 100 progetti. Gli allievi sono stati suddivisi in tre gruppi, uno per brand. Tra tutti i lavori presentati è stato scelto per ogni istituto un vincitore per marchio. Nella maggior parte dei casi il progetto è stato realizzato da un gruppo di lavoro costituito da 2/3 studenti, rappresentati da un’unica persona nella serata finale. Tutti parteciperanno allo “stage” programmato da Fiat Group Automobiles: una borsa di studio per cinque mesi nei centri stile Fiat, Lancia e Alfa Romeo, con un percorso didattico che ha l’obiettivo di acquisire competenze di comunicazione Prodotto e Sviluppo di Stile.


Nella serata conclusiva, una giuria composta da rappresentanti del design, del mondo della moda, dell’architettura e del giornalismo specializzato ha scelto tra i 24 progetti finalisti i sei lavori che hanno meritato le “menzioni speciali”. Si tratta dei riconoscimenti per il miglior design italiano (Best Italian Design) dei brand Fiat, Lancia e Alfa Romeo; per il miglior utilizzo di materiali innovativi (Best Innovative Material Use); per la miglior visione del futuro (Best Future Vision); per la miglior comunicazione complessiva (Best Overall Communication).
Per il brand Fiat era stato richiesto agli studenti di elaborare un concept per la futura Panda e di creare una famiglia di modelli intorno alla Grande Punto, pensando a oggetti e prodotti legati al mondo di queste due vetture in grado di creare un nuovo family feeling, forte e distintivo all’insegna del sorriso, della simpatia, della semplicità e dinamicità, che contraddistinguono il marchio.
Per il brand Lancia era stato richiesto di reinterpretare in chiave innovativa i concetti di raffinatezza, glamour e tecnologia del marchio, sviluppando due differenti concept appartenenti alla stessa famiglia di prodotto: una compatta a uso prevalentemente cittadino e un monovolume versatile ma dalle dimensioni contenute. In questo caso, particolare attenzione andava dedicata agli interni, per garantire il massimo della personalizzazione in coerenza con i trend di moda del momento.
Tre invece i concept richiesti da Alfa Romeo: una “grande”, sportiva e versatile; un’ammiraglia dall’impostazione stilistica nuova che mantenesse però le aspettative del cliente tradizionale; una “piccola” brillante, divertente da guidare, ma dal prezzo accessibile. Per gli interni, contenuti, forme e dispositivi ad alta tecnologia. Sport ed emozione i differenziali dello stile del marchio.
In occasione della serata finale di “Disegnare lo Stile Italiano”, nelle sale della nuova sede del Centro Stile di Fiat Group Automobiles sono state allestite tre aree, una per brand, con l’esposizione dei 24 progetti finalisti. I giurati hanno potuto dialogare con i giovani designer, visionare i loro lavori e decidere quali votare per le menzioni. E così, al termine della cena di gala, sono state ufficialmente premiate le 24 attività vincitrici e quindi eletti i sei progetti che hanno conquistato la menzione.
Best Italian Design per il brand Fiat: Fiat Panda – Danilo Tosetti, Luca Seren Gay, Enrico Vercelli – Istituto Europeo di Design, Torino (Italia)
Best Italian Design per il brand Lancia: Lancia Aemila – Naoya Tsukamoto, Tatsuya Yamamoto, Chen Yi Kai – Tokyo Communication Arts (Giappone)
Best Italian Design per il brand Alfa Romeo, ex aequo: Alfa Romeo – Mahan Ghose – National Institute of Design (India) e Alfa Romeo Area – Carmelo Giannone – Istituto Europeo di Design (Italia).
Best Innovative Material Use: Panda Splash – Federico Weber, Danilo Mangini – Politecnico di Milano (Italia)
Best Future Vision: Fiat Panda – Danilo Tosetti, Luca Seren Gay, Enrico Vercelli – Istituto Europeo di Design, Torino (Italia)
Best Overall Communication: Fiat Panda – Danilo Tosetti, Luca Seren Gay, Enrico Vercelli – Istituto Europeo di Design (Italia)?Giovani designer da tutto il mondo
Ecco, nelle parole di alcuni designer del Centro Stile di Fiat Group Automobiles che hanno seguito in prima persona l’organizzazione di questa iniziativa, le impressioni su come i vari istituti che hanno partecipato a “Disegnare lo Stile Italiano” hanno lavorato per dare vita ai progetti vincenti e su come è stato interpretato lo stile italiano nei diversi Paesi.
College for Creative Studies of Detroit
A Detroit, una delle capitali mondiali dell’automobile, con gli studenti del College for Creative Studies abbiamo visitato il “palazzo” della GM, dove erano esposte le auto americane, dagli anni Cinquanta ai giorni nostri. Abbiamo così potuto riflettere su come è cambiato lo stile statunitense. Le pinne posteriori, le lunghissime decappottabili, lo stream line esasperato, la provocazione estetica portata all’eccesso e le dimensioni generose sono solo più un ricordo.
Oggi infatti gli americani, spinti anche dalla sempre maggior presenza giapponese sul mercato nazionale, producono auto dallo stile molto più sobrio e quindi più esportabili, nonché di dimensioni decisamente più europee.
Un breve tour nel cuore del College for Creative Studies ci ha permesso di scoprire che ai ragazzi viene insegnata tanta tecnologia e informatica ma, soprattutto, imparano gli aspetti creativi e “pratici” del mestiere di designer, a cominciare dalla possibilità di realizzare modelli in scala completi, grazie a una vera e propria officina attrezzata.
L’approccio al concorso da parte degli studenti di Detroit è stato impeccabile, basato su uno studio approfondito della storia del brand come fonte di ispirazione per i loro lavori. Dovevano essere mantenute le caratteristiche di una vettura del nostro marchio e così abbiamo loro spiegato che cosa significa disegnare un’Alfa Romeo.
I modelli esaminati presentavano linguaggi a noi familiari, come le ruote a filo carrozzeria che garantiscono una “stabilità estetica” della vettura, i passaruota pronunciati, il cosiddetto “trilobo” (composto da scudetto e baffi inferiori che con i proiettori danno origine al volto della vettura) e tanti altri ancora…
I risultati sono stati più che soddisfacenti e il gusto e la cura per le proporzioni rimandavano alla miglior tradizione del design Alfa Romeo: parabrezza arretrato per ottenere un cofano dalle dimensioni generose, coda alta aerodinamica e altri particolari che garantivano l’effetto estetico simile – come diciamo noi designer del Centro Stile Alfa Romeo – a un felino pronto allo scatto.
È stato difficile scegliere un solo vincitore perché tutti i lavori si sono rivelati all'altezza della situazione. L’estrema cura nella realizzazione e un corretto metodo di lavoro sono i punti di forza per questi giovani futuri designer, in un mondo del lavoro dove andare sempre più veloci è ogni giorno più importante, ma dove il saper lavorare bene lo è ancora di più.
Alessandro D’Ambrosio
National Institute of Design di Ahmedabad (India)
L’accoglienza ricevuta presso il National Institute of Design di Amehabad, è sicuramente un ricordo indelebile: ho avvertito la passione e il profondo impegno che ha animato i giovani nel loro lavoro. La profondità della loro analisi ha colto in pieno le identità dei nostri marchi, con risultati indubbiamente interessanti. Influenzati dalla cultura inspirata al “decorativismo”, hanno realizzato oggetti particolarmente elaborati, preferendo la ricerca formale a quella concettuale. Mi hanno colpito i paragoni degli studenti che associavano il marchio Lancia alla gondola, icona italiana dell’alto artigianato, l’Alfa Romeo ora alla aggressività del cobra ora alla potenza della tigre. La Fiat invece viene considerata un brand più in cui sono importanti i colori è la freschezza delle forme.
L’istituto dedica corsi anche per l’industrial design, la moda, l’architettura e l’animazione per cartoni animati: gli studenti utilizzano un’attrezzatura tecnologica di primo livello, con un laboratorio dotato di macchine per prototipazione rapida di ultima generazione.
Il livello generale della scuola è buono, molto vicino a quello europeo e tutti gli studenti hanno una grande motivazione.
Juan Manuel Diaz
Tokyo Communication Arts, Giappone
Nei lavori degli studenti della Tokyo Communication Arts abbiamo trovato una grande varietà progettuale e formale. Il confronto continuofra le personalità dei giovani con il design italiano hadato vita a proposte molto concettuali incentrate sullo stile. Tutti i progetti sono stati realizzati tenendo in contodei valori dei brand, e il fatto che Lancia non èpresente in Giappone rende gli studenti una sorta di “pionieri” che esplorano zone non conosciute.
Forme molto fluide e sinuose caratterizzano i progetti elaborati, con grafiche e linee che danno un’armonia di design molto espressiva, a volte volutamente provocatoria, tuttavia sempre tenendo d’occhio la credibilità tecnica e funzionale.
Nei lavori degli studenti della Tokyo Communication Arts siriscontrauna notevole conoscenza del mondo del car design, con professionalità nella esecuzione delle idee, nell’impostazione volumetrica delle proposte e nella grande cura delle superficie. Nascono così modelli di qualità straordinaria, creati da studenti suddivisi in piccoli gruppi che hanno lavorato con passione, orgoglio e con un atteggiamento rispettoso e professionale.
Andreas Wuppinger
Istituto Europeo di Design di Torino
e Facoltà del Design del Politecnico di Milano
Per due istituti della nostra nazione interpretare il design italiano è un compito meno banale di quel che può sembrare. Infatti non è vero che per il semplice fatto di essere italiani il gesto sia naturale. Inoltre, identificare l’essenza dello stile italiano dall’interno è ancora più complesso: così i ragazzi dei due istituti hanno seguito come i colleghi stranieri le fasi della ricerca storica e del confronto con i vari marchi.
Dalle loro ricerche è emerso che il design italiano si distingue sia per buon gusto, creatività, affabilità, gioia di vivere, sia per la “fisicità” che è alla base dei riconosciuti caratteri nazionali di passionalità e convivialità. Infatti, siamo un popolo che ricerca il contatto, il confronto e la gestualità estranee ad altri popoli. E il design si muove proprio sui canali della comunicazione, del contatto e dell’interazione.
I due istituti hanno sviluppato i temi con approcci e metodologie molto diverse tra loro. Il Politecnico ha condotto un’ampia ricerca, elaborandola con una sorprendente profondità di indagine e una capacità di analisi. E hanno poi maturato l’idea stilistica dalla loro ben organizzata struttura concettuale, esprimendola con un design attraente e perfettamente in accordo con i contenuti teorici.
I ragazzi dell’IED hanno invece aggredito il tema d’istinto, cercando nella storia e nell’attuale panorama industriale quello che più si adattava alla loro forte intuizione stilistica di base. Hanno quindi lavorato sulla compiuta formalizzazione dell’idea iniziale affinandola e talvolta stravolgendola, ma sempre senza perdere la freschezza della loro idea originale.
Metodologie diametralmente opposte, dunque, con risultati ugualmente eccellenti.
Anna Maria Palmigiano
CoventryUniversityof Art and Design
e Institute of Design dell’Università di Umea
Tornare in un’università di design dopo aver fatto del design la mia professione, è estremamente gratificante. L’ansia di apprendere degli studenti e di esprimere le loro idee cresce ogni anno e gli strumenti di cui dispongono oggi sono un reale aiuto a dare sfogo a tutta la loro creatività.
Nell’analizzare i lavori degli studenti inglesi, sono rimasto stupito del livello elevato dei loro progetti e ho trovato estremamente interessante seguire questi giovani che hanno saputo mantenere alto il livello di creatività con un acceso entusiasmo, in forte contrasto con il noto clima del loro Paese.
Mi sono anche domandato quale potesse essere il punto di vista inglese su un’auto italiana: mi ha fatto piacere vedere che hanno mostrato grande professionismo nel rispettare i valori del marchio, inserendo i lori tocchi personali. Esattamente quello che stavamo cercando.
In sintesi, Coventry ha realizzato progetti e risultati fantastici che hanno aggiunto una nuova e interessante prospettiva.
La visita all’Università di Umea è stata un’esperienza altrettanto notevole. Alla prima visita – in pieno inverno – la bellezza del luogo e l’interessante architettura dell’università danno l’impressione di essere nel posto giusto per studiare design. Tutti gli studenti hanno lavorato con risultati straordinari. Mi aspettavo che il design svedese fosse freddo ed essenziale: invece il design italiano è stato interpretato con passione e gusto svedese, a dispetto della nazionalità. Gli studenti sono stati in grado di presentare le loro idee per ciascuno dei marchi italiani in modo unico e la bellezza di tutto ciò è stata l’innovazione e la visibile eccitazione attraverso ciascuno dei loro progetti.
Frank Stephenson
Università di Stato Stroganov di Mosca
È davvero un’esperienza coinvolgente presentare ai giovani designer russi i nostri briefing. L’Università di Mosca è un grande complesso con differenti laboratori dedicati alle discipline artistiche e alla progettazione architettonica e di design. Nei vari dipartimenti specialistici ci si può imbattere nella postazione di uno studente che, per esempio, sta progettando un modernissimo treno ad alta velocità, schizzando una prospettiva a mano libera, avvalendosi ancora delle costruzioni geometriche che ormai non siamo più abituati a vedere.
Abbiamo instaurato con i ragazzi un clima di grande interesse e dibattito, nonostante le evidenti difficoltà di dialogo per i lunghi intervalli causati dalle traduzioni dall’inglese al russo. Ebbene, spesso mi hanno fatto sentire al centro di un vero team di collaboratori, che sembravano i miei abituali!
Abbiamo curato l’approfondimento dei valori di riconoscibilità dei marchi sui quali le proposte erano basate e tutti i giovani hanno rivelato una buona attitudine a occuparsi anche della comunicazione e delle strategie commerciali dei prodotti.
Dal punto di vista del design, la capacità degli studenti di Mosca di immaginare i veicoli dei nostri marchi proiettati nel futuro, si è rivelata attraverso scomposizioni che hanno generato forme nuove e sempre di alto livello espressivo.
Di questi incontri rimane il ricordo di un’esperienza istruttiva su come i talenti si possano trovare dove non sempre si immagina. E anche su come la diversità di culture che una città come Mosca aggrega, sia da stimolo per alimentare l’immaginazione e la scuola “umana” del design, che nasce quasi sempre dal confronto e dalla conoscenza reciproca.
Roberto Giolito

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