Todt: "Abbiamo avuto molti problemi ma alla fine possiamo essere davvero felici"
L'Amministratore delegato della Scuderia Ferrari Marlboro, Jean Todt, ha accolto entusiasticamente la vittoria della sua squadra e dei suoi piloti, dopo la conquista di una doppietta esaltante a San Paolo, che ha permesso a Kimi Raikkonen di strappare il Titolo Piloti alla McLaren. Todt ha anche mostrato la sua soddisfazione rispetto al fatto che la nuova era della Ferrari abbia portato subito successi così importanti, e insieme il suo disappunto per le vicende politiche che hanno oscurato la stagione 2007.
In riferimento alla vittoria del Gran Premio del Brasile, che ha condotto alla vittoria anche nel Campionato del Mondo Piloti, Todt ha dichiarato: "E' stato tutto perfetto: la pole position, il giro veloce durante la gara, un lavoro impeccabile da parte della squadra, e dei piloti, Kimi e Felipe. Nel risultato finale Kimi è stato magistrale. La monoposto era molto veloce: la squadra è stata molto forte. Non ci aspettavamo di concludere la stagione in questo modo, con all'attivo ben nove vittorie e nove pole position. Siamo davvero molto felici".
Todt ha voluto sottolineare l'eccezionalità della rimonta di Raikkonen. "Non dobbiamo dimenticare che in Giappone eravamo indietro di 17 lunghezze rispetto al leader in classifica, ed oggi siamo arrivati a superarlo di un punto. Kimi ha conquistato 18 punti in due gare. Chiunque avesse scommesso su di lui si deve ritenere molto soddisfatto. Io stesso non avevo scommesso su di lui, ma la squadra ha fatto un lavoro fantastico, come ho detto prima. Credo comunque nella giustizia delle cose, e questa si è indirizzata verso la squadra e il pilota giusto, ma non dovrei essere io a dirlo. "Ho sempre detto, quando ci siamo incontrati nei briefing dopo le gare, che finchè matematicamente ci fossero state ancora possibilità di vincere avremmo continuato a credere di potercela fare. Ed è quello che abbiamo fatto. Non dimenticate che Kimi ha vinto la prima gara, dimostrando che eravamo molto competitivi sin dall'inizio del Campionato. Abbiamo avuto molti problemi ma alla fine possiamo essere davvero felici".
A Todt è stato chiesto se ritenesse che la squadra avesse ora le stesse caratteristiche vincenti di quando annoverava tra le sue file Ross Brawn, Rory Byrne e Michael Schumacher. "Sapete, per me l'aspetto più affascinante sta nella individualità dell'essere umano - ha risposto - E non si possono fare paragoni tra le persone. Non si può quindi comparare Michael a Kimi, e non farò paragoni (per la direzione tecnica) tra Mario Almondo e Aldo Costa con Ross Brawn e Rory Byrne. Ci sono senz'altro alcuni aspetti in comune - sono persone molto volenterose e pronte a dare il massimo, con grande spirito di squadra. E quello che conta di più è comunque assicurarsi di avere persone ai massimi livelli, dotate di grande orientamento all'obiettivo e determinazione. Abbiamo provato costantemente a migliorarci laddove c'erano margini per farlo, e portare ai massimi livelli anche ciò che non lo era nel corso di tutto il fine settimana. Dico sempre però che non siamo persone geniali. Siamo noi stessi, persone vere che cercano di creare il vento per andare nella giusta direzione, e spesso il vento ci fa andare veloci, anche se a volte nella direzione sbagliata.
"E' stato un anno di transizione - ha continuato - Non c'è ragione per tornare sulle questioni per le quali questa stagione è stata diversa dalle precedenti. Sapevamo che sarebbe stata una sfida nuova e questo è anche quello che ci dà l'entusiasmo. Abbiamo sempre saputo che tutto doveva essere perfetto e che dovevamo imparare dai nostri errori nel corso di quest'anno, per migliorare l'anno prossimo".
Per la prima volta, Todt ha rivelato qual è stato il suo personale coinvolgimento nella cosiddetta"spy-story". "Non mi sarei mai aspettato che succedesse qualcosa del genere. Sono molto amareggiato da questa vicenda inutile, in cui i nostri avversari principali hanno dimostrato di non avere la visione necessaria per fermare la cosa quando avrebbero potuto farlo. E' questa la ragione per cui abbiamo dovuto contrastare la vicenda.
"In qualche modo stiamo ancora lottando contro di essa al di fuori del mondo sportivo, ma è qualcosa che di certo non potevamo prevedere né aspettarci. Non pensavo che potessero esistere fatti di questa gravità, ma a volte anche questi episodi spiacevoli aiutano a maturare nuove esperienze. Forse la situazione è stata un po' naive in certi aspetti, ma abbiamo dovuto pensare ad andare avanti nelle circostanze sportive. Per andare avanti bisognava cercare di vincere le gare e possibilmente piazzarci al primo e al secondo posto, ma abbiamo sempre cercato di mantenere separate le situazioni".
Todt ha anche espresso la sua ulteriore soddisfazione per aver vinto matematicamente il Campionato costruttori anche sulla pista, piuttosto che attraverso il la sentenza di penalizzazione espressa dalla FIA nei confronti della McLaren. "Ad essere molto sinceri, ero molto attento al conteggio dei punti. Sapevo che avremmo vinto, ma sapevo anche che si sarebbe sempre detto che avevamo conquistato il Titolo Costruttori soltanto per la decisione della FIA, non per il risultato sportivo. Sono quindi doppiamente contento che abbiamo raggiunto l'obiettivo sul campo."
Infine, Todt ha voluto rivolgere uno sguardo d'insieme ai suoi piloti e ai loro obiettivi, con particolare riferimento a Raikkonen. "Certamente si cambia nel corso degli anni. Un pilota di Formula 1 corre per diventare Campione del Mondo almeno una volta. Ora lui è riuscito a farlo e sono sicuro che proverà a farlo ancora. Felipe invece non ha ancora raggiunto il suo obiettivo e proverà anche lui a raggiungerlo, come del resto gli altri piloti. Ma dipende molto anche dalla monoposto che mettiamo loro a disposizione. Di certo abbiamo in squadra due piloti che sono in grado di vincere gare se hanno una buona macchina, quindi è compito della squadra dar loro una vettura affidabile e prestazionale. In questo modo entrambi possono farcela."
Guardando in prospettiva queste considerazioni, Todt ha concluso. "Michael Schumacher è arrivato in Ferrari nel 1996, dopo essere stato due volte Campione del Mondo, ed è riuscito a vincere soltanto tre gare all'esordio. Perchè? Semplicemente perchè la macchina non era abbastanza competitiva ed affidabile. Non bisogna pensare quindi che Michael abbia fatto tutto da solo: ha dato certamente un contributo fondamentale alla squadra, ma senza la squadra non avrebbe potuto raggiungere i risultati che ha realizzato".
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