23 ANNI IN UN GIORNO
Maranello, 10 settembre 2014
E’ stata una giornata che nessuno potrà dimenticare facilmente. Non la dimenticheranno i tifosi del Cavallino Rampante. Non la dimenticheranno le donne e gli uomini che lavorano alla Ferrari. E non la dimenticherà lui, Luca di Montezemolo, che dopo 23 anni ha comunicato a tutti la sua decisione di lasciare la presidenza della società.
Una giornata iniziata molto presto, sotto una lieve pioggia che bagnava Maranello e la sua fabbrica più famosa. Già prima che le agenzie, intorno alle 8.50, battessero la notizia delle sue dimissioni, Montezemolo aveva incontrato i direttori dell’azienda, per comunicare la sua scelta guardandoli negli occhi. E lo ha fatto assieme a Sergio Marchionne, l’amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles, che gli succederà dopo il 13 ottobre, quello che l’avvocato ha definito “il mio ultimo giorno di scuola”.
L’annuncio pubblico è invece avvenuto alle 14 in una gremita conferenza stampa congiunta al Museo Ferrari di Maranello. Davanti a una settantina di giornalisti di televisioni, radio e carta stampata di tutto il mondo, cercando di trattenere la commozione Montezemolo ha spiegato che, finito un ciclo importante, e in vista di una nuova e diversa stagione che prevede la quotazione di FCA a Wall Street, era giusto passare il testimone.
Il Presidente ha ricordato questi “23 anni passati molto, molto in fretta”, ringraziando tutti i lavoratori della Ferrari e in particolare chi gli è stato più vicino: il vicepresidente Piero Ferrari, l’amministratore delegato Amedeo Felisa e il direttore delle Risorse umane Mario Mairano. Ci sono state parole speciali anche per Jean Todt e per il pilota che ha riportato il Cavallino rampante ai grandi trionfi dopo un lungo digiuno, Michael Schumacher. Così come Montezemolo ha voluto ricordare Emilio Botin, non solo presidente di Santander, sponsor della Scuderia, ma anche amico personale e grande tifoso della Ferrari. E non è mancato un pensiero affettuoso per i tanti tifosi, che non hanno mai smesso di amare la squadra nemmeno nei momenti più difficili.
C’è stato spazio per altri ricordi, come quelli legati alla chiamata di Enzo Ferrari nel 1973 per diventare direttore sportivo della squadra che avrebbe portato Niki Lauda al titolo nel 1975 o quelli delle lacrime di Gianni Agnelli, felice per il Mondiale di Schumacher nel 200. C’è stato spazio per le battute con Sergio Marchionne, dai consigli su come vestirsi (“ma si vede che non l’ho ascoltato”, ha scherzato l’ad di Fiat) alle voci legate al futuro professionale (“potrei andare a dirigere un importante gruppo automobilistico a Detroit”, ha detto Montezemolo). C’è stato spazio per ribadire l’unicità del marchio e il suo legame con il territorio (“non può esistere una Ferrari fatta fuori da qui”, ha ribadito Marchionne) e per annunciare le grandi novità che vedremo al Salone di Parigi e a Los Angeles, per una grande celebrazione in programma per i 60 anni del Cavallino rampante negli Stati Uniti.
Terminata la conferenza stampa, Montezemolo è rientrato in fabbrica, dove ha incontrato i capi del reparto produttivo. E se prima, davanti alla stampa, era riuscito a trattenere la commozione, lì, davanti ai “suoi” uomini, qualche lacrima si è vista.
Il Presidente è poi tornato in ufficio per rispondere personalmente ai molti messaggi che gli sono giunti da ogni parte del mondo. E per lavorare. Perché “l’ultimo giorno di scuola” non è oggi.
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